Il progetto Profeti in Patria prosegue dedicando al teatro e
ai suoi protagonisti un ricco calendario di appuntamenti: un omaggio all’arte
drammaturgica che non poteva non ricordare la storica figura di Ermete Zacconi,
di cui proprio nel 2018 ricorre il 70° anniversario dalla morte.
Nato a Montecchio Emilia il 14 settembre 1857, Ermete Zacconi è figlio d’arte: Giuseppe Zacconi e Lucia Lipparini sono entrambi artisti drammatici della compagnia di Bartolomeo Bonivento, compagnia che spesso portava le proprie rappresentazioni nei paesi emiliani. Ermete esordisce ben presto sulle scene sotto la direzione paterna: ha solo 5 anni quando gli viene affidato il ruolo di “ragazzo che non parla”. A quattordici anni le sue capacità sono notevoli, sul palco e dietro le quinte: è macchinista abilissimo nel montare e smontare le scene. Sciolta la compagnia di famiglia, ottiene la prima scrittura regolare, passando sotto la direzione di svariati registi e dando il via ad una prolifica carriera: nel 1881 ottiene un grande successo recitando nel “Cantico dei Cantici” di Felice Cavallotti. Dal 1891 al 1894 recita accanto a Virginia Marini, rivelando il proprio talento e dando vita alle sue migliori interpretazioni, fra le quali “Spettri” di Ibsen, “La potenza delle tenebre” di Tolstoj, “Pane altrui” di Turgenev. Nel 1897 Ermete Zacconi diventa capocomico e per la prima volta porta la sua arte all’estero, debuttando a Vienna, per poi toccare Germania, Spagna, Portogallo, Francia, fino in Sudamerica e in Egitto. Caratterizzato da una potenza vocale non comune, da mezzi espressivi eccezionali e da interpretazioni connotate da un estremo realismo, ottiene la definitiva consacrazione come attore di grande spessore con la richiesta di Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse di formare una compagnia. Zacconi recita anche per il cinema, interpretando nel 1912 “Lo scomparso”, “Padre”, e tre anni dopo “L’emigrante” e alcune trasposizioni cinematografiche dei suoi successi teatrali. Il 12 settembre 1910 torna per un ultimo spettacolo a Montecchio Emilia, nel paese d’origine, interpretando per beneficenza la “Morte civile” di Giacometti in quel teatro pieno di spettatori che solo qualche anno dopo gli verrà intitolato.
Nato a Montecchio Emilia il 14 settembre 1857, Ermete Zacconi è figlio d’arte: Giuseppe Zacconi e Lucia Lipparini sono entrambi artisti drammatici della compagnia di Bartolomeo Bonivento, compagnia che spesso portava le proprie rappresentazioni nei paesi emiliani. Ermete esordisce ben presto sulle scene sotto la direzione paterna: ha solo 5 anni quando gli viene affidato il ruolo di “ragazzo che non parla”. A quattordici anni le sue capacità sono notevoli, sul palco e dietro le quinte: è macchinista abilissimo nel montare e smontare le scene. Sciolta la compagnia di famiglia, ottiene la prima scrittura regolare, passando sotto la direzione di svariati registi e dando il via ad una prolifica carriera: nel 1881 ottiene un grande successo recitando nel “Cantico dei Cantici” di Felice Cavallotti. Dal 1891 al 1894 recita accanto a Virginia Marini, rivelando il proprio talento e dando vita alle sue migliori interpretazioni, fra le quali “Spettri” di Ibsen, “La potenza delle tenebre” di Tolstoj, “Pane altrui” di Turgenev. Nel 1897 Ermete Zacconi diventa capocomico e per la prima volta porta la sua arte all’estero, debuttando a Vienna, per poi toccare Germania, Spagna, Portogallo, Francia, fino in Sudamerica e in Egitto. Caratterizzato da una potenza vocale non comune, da mezzi espressivi eccezionali e da interpretazioni connotate da un estremo realismo, ottiene la definitiva consacrazione come attore di grande spessore con la richiesta di Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse di formare una compagnia. Zacconi recita anche per il cinema, interpretando nel 1912 “Lo scomparso”, “Padre”, e tre anni dopo “L’emigrante” e alcune trasposizioni cinematografiche dei suoi successi teatrali. Il 12 settembre 1910 torna per un ultimo spettacolo a Montecchio Emilia, nel paese d’origine, interpretando per beneficenza la “Morte civile” di Giacometti in quel teatro pieno di spettatori che solo qualche anno dopo gli verrà intitolato.